28 Dicembre
2014 - 5 Gennaio 2015
IMPRESSIONI DAL VIAGGIO IN MALI NELLA DIOCESI DI SAN
E'arrivato
il momento, la domenica dopo il Natale si parte per il viaggio del quale da un
pò di tempo parliamo organizzandoci e aspettando
il giorno. E' il cosidetto viaggio degli adulti del gruppo Africa, alcuni ci
sono già stati e magari, presuntuosi, si credono esperti, altri più timorosi. Certo
e' bello mettersi insieme, 3 comunità che divengono una sola. Siamo in 14,
alcuni hanno rinunciato e altri siamo sicuri che sarebbero venuti. Questa volta
ci si e' messo anche l'ebola. Chi va sa che chi ci attende ha valutato la
situazione e che sarà un'esperienza di vita.
Malpensa-
Bamako (capitale del Mali) passando per Tunisi e con fermata ricreativa(!) a
Abidjan che fa perdere almeno 2 ore. Si arriva a notte fonda all'aeroporto di Bamako,
la notte e' fresca anche se nulla a che fare con la neve del giorno prima in
Italia (poi di pomerriggio si arriva a 30 gradi).
Controllo
preventivo febbre e impronte digitali.
Si vedono gli avvisi e le semplici istruzioni per ridurre il rischio di contagio dell'ebola.
Non saranno queste che fermeranno il virus, ma per tutto il paese, anche
lontano dalle città, si vedranno i serbatoietti dell'acqua con il disinfettante
e l'invito a lavarsi accuratamente. E'un segno di consapevolezza e di
diffusione della stessa che è incoraggiante. A una messa cui avremmo assistito
in seguito notiamo che non ci si scambia
il segno della pace con la stretta di mano.
Si
deve compilare il modulo da consegnare col passaporto, chi e' più attento nota
che sul retro vi è la "pubblicità" della previdenza complementare! Da
un lato ci si stupisce, se si pensa alla realtà in cui stiamo per entrare:
quanti lavorano regolarmente? chi di questi ha la previdenza? I pensionati
esistono? Dall'altro è un segno
positivo, esiste la questione e questo è bene. Anche in Italia molti non sanno
cosa sia.
Si
esce e si comincia il contatto con un mondo che deve sfruttare ogni minima
occasione, i ragazzi si offrono di portare i bagagli. Ritroviamo ad attenderci
i ns angeli custodi e amici: Padre Florent, Padre Oscar (che sono stati anche
da noi, nelle ns comunità) e Padre Alexandre. C'è anche la ns Elisa che ha
fatto un viaggio per mezza Africa per essere dei ns con tutti i problemi di
visti e permessi, ma c'è l'ha fatta.
Si
deve fare il viaggio su un pulmino per oltre 500 Km. Prima di partire una sosta
in un'albergo alla periferia di Bamako, la categoria è indefinibile ma si
comincia a vedere, a rivedere le strade (!), le case(!) la gente(!) i
negozi(!). Chi ci è già stato ricorda l'effetto della prima volta(incredulo) e
quello di stavolta(meno incredulo e con più accettazione) e pensa già a quello
che vedrà. Qualcuno con un pò di presunzione e preoccupazione si chiede se
l'abitudine a certe situazioni non induca appunto ad abituarsi e accettarle
così. E chi ci vive? Comincia a farsi strada la consapevolezza che bisogna
uscire, guardare, vedere,istruirsi per non restare fissi nel proprio stato.
Anche noi... leve toi et marche!
La strada dalla capitale a Segou, capoluogo
della regione in cui si trova la diocesi di SAN è molto migliorata, addirittura
ci sono lunghi tratti senza buche e con la segnaletica orizzontale. Dicono che
si sia di mezzo lo zampino dei cinesi. Molte terre d'Africa sono state
acquistate da compagnie straniere, a volte sottocosto!
Sulla
strada si vedono le immagini di vita, di commercio, di espedienti che è
impossibile descrivere, bisogna esserci.
Sosta
a Segou, pranzo presso un centro di formazione in cui vive e lavora la sorella
di Padre Manuel che è stato molto presso di noi. Si prosegue per SAN, la strada
e' più accidentata e si arriva la sera.
Si
va dal ns amico Vescovo Jean Gabriel, ci si saluta, abbraccia e come al solito
l'accoglienza è calorosa. Si viene incoraggiati a sentirsi a casa propria e
alla fine della ns permanenza, prima di salutarci qualcuno ha espresso proprio
la sensazione di essersi sentito a casa propria. Un'altra esortazione del
vescovo: aprite gli occhi, aprite le orecchie, sentite e vedete con la testa e
con il cuore. Vi è l'esortazione alla conoscenza reciproca, all'amicizia, al
rispetto. Le altre cose seguono, anche la solidarietà.
Il
giorno dopo comincia una lunga serie di visite che si sono svolte per tutta la
settimana, con spostamenti sul ns pulmino con condizionamento ad aria
arricchita di polvere; soste e visite in centri di formazione e istruzione, centri
di sperimentazione o sviluppo agricolo e
di autosostentamento, all'orfanatrofio nonchè anche in 3 seminari.
Ovviamente
una parte importante assume la visita al centro di maternità che le ns comunità
stanno finanziando e che è in fase di ultimazione per la parte strutturale e
impiantistica, l'incontro con i medici che vi andranno a operare e con il ns
padre Manuel che coordina la caritas locale e i progetti da questa
promossi e i rapporti con le
organizzazioni esterne.
Diventa
lungo elencare i luoghi visti e difficile trasmetterne le peculiarità, ma qualche
impressione finale si può sinteticamente riportare.
Abbiamo
visto progetti ambiziosi che si sono dovuti ridimensionare, risorse spese bene
e altre meno, la consapevolezza che il cammino sarà lungo e che ci vuole molta
tenacia e pazienza, le cose durature necessitano di tempo. Ad esempio nel
centro agricolo di Zoura, dove si fa formazione agricola, Padre Manuel ci ha
illustrato il metodo che lì si adotta per favorire la sufficienza alimentare.
E
lì si è sentito che si vuole superare il modo "africano" di
organizzare o non organizzare le risorse e il tempo.
Non
affrontare le emergenze agricole e basta e attendere gli aiuti ma anticiparle,
cercare il modo migliore di coltivare, le sementi adatte, verificare i
risultati e adottare i metodi che hanno
dato quelli migliori, sfruttare e seminare gli orti dopo la stagione delle piogge,
allevare gli animali in recinti e non allo stato brado ecc.. Loro stessi
dicevano: in Africa spesso si fanno le cose a caso e non si cerca una maniera
migliore.
Ma
sappiamo bene che è difficile modificare la testa (anche per noi è così) e non
basta pontificare e dire cosa fare. Tempo perso. Allora con tenacia e tempo, e
con l'aiuto di chi viene al centro a formarsi, si realizzano queste piccole
"rivoluzioni". La gente se vede che i risultati sono migliori e si
ottengono risorse alimentari, comincia a
pensarci e fare.
E
il metodo africano a caso (nel senso detto sopra non per altro) si cerca di
superarlo con tutte le iniziative della Caritas coordinate dal Padre Manuel ma
nel rispetto delle condizioni del luogo. Abbiamo visto gli uffici in cui si
registrano e si tengono contabilità e documenti dei vari campi di intervento:
emergenze alimentari, istruzione, formazione agricola e meccanica, cambiamenti
climatici, contrasto alla desertificazione, soccorso agli sfollati ecc.. La
comunità cristiana a SAN ha ottenuto un notevole rispetto e peso per le
iniziative messe in campo, tanto che anche la definizione di liti, tramite una
specie di giudice di pace, svolta dalla caritas viene accettata e auspicata da
parte delle istituzioni locali come anche la definizione delle proprietà,
tramite una formalizzazione di una specie di catasto scritto e non più orale.
A
fianco della Caritas c'è la prefettura che è l'istituzione dello stato per
eccellenza. Siamo stati accolti anche lì a conferma della stima che si è
meritata la comunità cristiana. In città la stragrande maggioranza della
popolazione è mussulmana. E`stato fatto un discorso dal prefetto improntato al
reciproco rispetto e assolutamente scevro da qualsiasi problema di convivenza.
Probabilmente il prefetto è mussulmano. Colpisce la differenza dei rapporti
dove c'è la vera convivenza vissuta e le notizie di questi giorni sui fatti di
Parigi o della Nigeria.
Quando
si viaggia nelle distese della savana per raggiungere una delle nostre mete si
vede la vita delle campagne che sembra immutabile nei giorni e negli anni, le
mandrie di mucche o capre guardate da pastori, le donne o i bambini che cercano
legna o acqua, le donne che pestano il miglio nei mortai. Sembra che il giorno e
tutti i giorni debbano passare uguali per queste attività. Probabilmente per
molti sarà così, ma si vedono anche scuole e parabole e telefonini.
Le
scuole sono la base per lo sviluppo e di questo si sente che è una questione
importante. Si ha l'impressione che chi può cerca di mandare a scuola i figli.
L'istruzione è una delle principali attività in cui è impegnata la diocesi
guidata dal Vescovo Jean Gabriel.
Parabole
e telefonini anche dove non c' è energia elettrica sono positivi. Dove non ci
sono possibilità di trasporti sono forse più importanti e le parabole o le
antenne sono un mezzo affinchè si possa vedere un mondo diverso e, perchè no,
avere anche informazioni da più fonti.
Anche nei villaggi ci si vuole divertire, il
giorno di capodanno i festeggiamenti sono come da noi e forse meglio. Il 1
gennaio in un villaggio (case di mattoni cotti al sole e tetti di paglia e
lamiera) dei ragazzi stavano smontando l'impianto Hi Fi costituito da batterie
di automobile caricate da pannelli solari con le quali alimentavano un lettore
CD o la radio per sentire la musica.
Viene
anche il giorno della visita al centro di maternità per il quale da un pò di
tempo il ns gruppo rompe un pò le ns comunità per la raccolta fondi. La prima
pietra è stata posata in maggio e adesso mancano ancora pavimenti, serramenti e
impianti. E`un progetto nato dalla richiesta
locale e realizzato da imprese locali secondo le esigenze lì studiate. Per ragioni
igieniche avrà i vetri alle finestre (cosa rara in quei posti) e,
necessariamente, l'impianto di climatizzazione. La struttura tiene conto della
esigenza di ridurre l'irraggiamento solare sulle stanze con un'atrio di
ingresso e corridoi sul perimetro con pareti con aperture a vespaio per la circolazione d'aria. Il
programma prevede le finiture concluse per gennaio, ragionevolmente si andrà a
febbraio.
Le
fotografie non rendono l'idea, ma possiamo dire che si tratta di un buon
lavoro. Abbiamo poi incontrato i medici che attualmente lavorano in ambulatori
ricavati, probabilmente, in locali recuperati. Ci hanno mostrato una
presentazione in power point delle motivazioni del progetto dell'ospedale che
utilizzeranno per incontrare varie istituzioni, interne e estere, per la
raccolta dei finaziamenti. L' organizzazione mondiale della sanità prevederebbe
come std la presenza di 32 operatori sanitari specializzati e 63 posti letto
per un certo numero di abitanti mentre in Mali se ne contano solo 2 e 3
rispettivamente! Come anche sarebbe previsto un presidio ospedaliero ogni
250.000 abitanti; la provincia di SAN ha 800.000 abitanti e nessun ospedale.
Potremmo aver sbagliato un pò i numeri ma la proporzione è quella.Si è parlato
del sistema sanitario e di quello che vuol dire questo progetto per la
popolazione della provincia che lo attende con impazienza.
Il
centro maternità è il primo nucleo di un ospedale vero e proprio di cui ci
hanno fornito i dati sui costi previsti. Da un lato è stato un colpo sentendo
l'impegno finanziario necessario ma dall'altro ci si è resi conto, con una
punta di orgoglio, che il centro maternità è considerato, oltre che prioritario
come sequenza di attivazione, anche il segno concreto della realizzabilità e
quindi fattore fondamentale per ottenere i finanziamenti. Si attiveranno le
richieste presso le istituzioni ma anche presso le caritas tedesca e spagnola
oltre che con una fondazione già attiva e collegata alla caritas di SAN.
Ovviamente
anche la piccola maternità non funziona solo con la struttura ma servono
attrezzature, medici, infermieri oltre che acqua e energia elettrica. Medici e
infermieri ci sono, come anche la possibilità di portare acqua e energia
elettrica e anche l'organizzazione per i materiali di consumo.
La mattina successiva il medico ci ha portato
il preventivo per le attrezzature del reparto. In fin dei conti è una cifra
abbordabile. Vedremo, ma il passo è fatto e quindi... (Discutendo al ritorno,
si viene a sapere che poi è il caso di pensare all'alloggio delle suore
infermiere. In effetti, prima di un secondo blocco bisogna che funzioni il
primo e l'alloggio per le infermiere, come la corrente e l'acqua servono per il
primo e per gli altri blocchi).
Anche
i medicinali che abbiamo portato sono stati valutati utili e adeguati. Il
medico è venuto con un'altra persona che lavora a Segou. Nell'attesa di
riunirsi, questa persona ha voluto chiedere se poteva fare una domanda
indiscreta con un certo imbarazzo (bisogna tener conto anche della diversità di
lingua). Ci ha chiesto perchè facevamo quello che facevamo (si riferiva al
sostegno per l'ospedale); alcuni, là, si stupivano e nel sentimento di altri
gli occidentali non sono visti come "gentils". Gentili va inteso in
senso largo. Ognuno qui può dare la risposta che pensa buona per lui e molte
possono essere le motivazioni. Non dirò qui quello che si è detto ma alla fine
ci ha detto semplicemente grazie, ma era lo sguardo che esprimeva il suo animo.
Sapeva che dare è in realtà ricevere.
E'arrivata
alla fine la sera dei saluti, avremmo poi cominciato una lunga marcia(!) di
avvicinamento per il volo di ritorno. Alla casa del vescovo, ci siamo scambiati
dei doni reciproci e sono nate alcune considerazioni. Una amica del gruppo ha
voluto presentare un lavoro fatto dai bambini a scuola in occasione del 25^
anniversario della firma della dichiarazione dei diritti dei bambini. I bambini
della ns scuola avevano fatto il disegno di un grande albero cui un pò alla
volta sono stati appesi i diritti che i ns bambini pensano fondamentali. Tutti
i bambini del mondo dovrebbero avere gli stessi diritti. Fatto tutto il lavoro
il vescovo ha fatto una battuta che però fa pensare. Non tutti i bambini hanno
gli stessi diritti, esprimendo un paradosso, per voler far notare che ci sono
diritti che noi diamo per scontati ma in alcune parti del mondo non è così: sul
ns albero ad esempio nessuno aveva scritto il diritto all'acqua!
Prima
di lasciarsi e chiedere la strada (qui non ci azzardiamo a dare spiegazioni), i
rappresentanti dei gruppi oltre a esprimere il riconoscimento per la reciproca
amicizia, hanno chiesto scusa per qualsiasi cosa potesse essere accaduta e gli
altri hanno replicato sulla medesima lunghezza d'onda. E`un momento che dona
serenità e leggerezza d'animo.
Dovremmo
imparare anche noi questo modo africano.
Due
giorni di viaggio dal sabato mattina per arrivare all'aeroporto di Bamako e
salutare la Elisa che deve partire prima di noi per il Congo. Fermata a Segou
per cena il sabato sera e pernottamento. Ripartenza la mattina dopo qualche
imprevisto (forature degli pneumatici). Arrivo a Bamako dove la città sembra un
formicaio.
Alla
periferia ci fermiamo per il solito posto di blocco, proprio alla ns sinistra
un campo di sfollati probabilmente dal nord dopo la guerra civile del 2012.
Lungo le strade scene di miseria peggiore di quella delle campagne, nelle
campagne si potrebbe chiamare povertà, qui è miseria. Si nota un grande
cartellone pubblicitario dove insieme alla ragazza si vedono un lavandino tipo
Ideal Standard super lucido. A noi, dopo 8 giorni, sembra un miraggio, per quelli
per strada ....
Facciamo
il solito blitz all'artigianato per comprare degli oggetti da portare a casa.
Ci sono anche cose belle. E'indescrivibile il caos. E'una filosofia il modo di
vendere e comprare senza prezzi definiti. Alla fine, dopo lo spaesamento
iniziale, è forse bello gustarsi il modo
di trattare con i commercianti senza farsi tanti problemi se abbiamo fatto
un'affare o se abbiamo preso una fregatura. Dobbiamo però fare in fretta,
l'aereo della Elisa non aspetta.
E'presto
per noi, ci accompagnano al seminario maggiore di Bamako dove passiamo una
piacevole serata, ci offrono la cena, una messa nella cappella del seminario e,
dopo, i vespri con i seminaristi che sono rientrati proprio in giornata per la
ripresa delle lezioni dopo le vacanze di Natale. Si parla un pò per aspettare
la lunga notte in aeroporto, c'è tempo anche per una birra o una bibita in un
locale.
Solita
trafila per l'imbarco e comincia il ritorno.
Si
arriva a Malpensa e poi ritorno a casa per la solita vita immutabile nei giorni
e negli anni... o forse no ...?
Marco, Nicoletta, Oriana, Walter, Luciana, Samuele, Andrea, Annalisa, Rosanna, Antonietta, Maurizio, Cinzia, Donato, Don Duilio, Elisa.
Jean
Gabriel, Manuel,Oscar, Florent, Alexandre, Chantal, Natalie, Paul, Alexandre,
Patrice...