mercoledì 14 gennaio 2015

28 Dicembre 2014 - 5 Gennaio 2015

IMPRESSIONI DAL VIAGGIO IN MALI NELLA DIOCESI DI SAN

E'arrivato il momento, la domenica dopo il Natale si parte per il viaggio del quale da un pò di tempo parliamo organizzandoci  e aspettando il giorno. E' il cosidetto viaggio degli adulti del gruppo Africa, alcuni ci sono già stati e magari, presuntuosi, si credono esperti, altri più timorosi. Certo e' bello mettersi insieme, 3 comunità che divengono una sola. Siamo in 14, alcuni hanno rinunciato e altri siamo sicuri che sarebbero venuti. Questa volta ci si e' messo anche l'ebola. Chi va sa che chi ci attende ha valutato la situazione e che sarà un'esperienza di vita.
Malpensa- Bamako (capitale del Mali) passando per Tunisi e con fermata ricreativa(!) a Abidjan che fa perdere almeno 2 ore. Si arriva a notte fonda all'aeroporto di Bamako, la notte e' fresca anche se nulla a che fare con la neve del giorno prima in Italia (poi di pomerriggio si arriva a 30 gradi).
Controllo preventivo febbre  e impronte digitali. Si vedono gli avvisi e le semplici istruzioni  per ridurre il rischio di contagio dell'ebola. Non saranno queste che fermeranno il virus, ma per tutto il paese, anche lontano dalle città, si vedranno i serbatoietti dell'acqua con il disinfettante e l'invito a lavarsi accuratamente. E'un segno di consapevolezza e di diffusione della stessa che è incoraggiante. A una messa cui avremmo assistito in seguito notiamo che  non ci si scambia il segno della pace con la stretta di mano.
Si deve compilare il modulo da consegnare col passaporto, chi e' più attento nota che sul retro vi è la "pubblicità" della previdenza complementare! Da un lato ci si stupisce, se si pensa alla realtà in cui stiamo per entrare: quanti lavorano regolarmente? chi di questi ha la previdenza? I pensionati esistono?  Dall'altro è un segno positivo, esiste la questione e questo è bene. Anche in Italia molti non sanno cosa sia.
Si esce e si comincia il contatto con un mondo che deve sfruttare ogni minima occasione, i ragazzi si offrono di portare i bagagli. Ritroviamo ad attenderci i ns angeli custodi e amici: Padre Florent, Padre Oscar (che sono stati anche da noi, nelle ns comunità) e Padre Alexandre. C'è anche la ns Elisa che ha fatto un viaggio per mezza Africa per essere dei ns con tutti i problemi di visti e permessi, ma c'è l'ha fatta.
Si deve fare il viaggio su un pulmino per oltre 500 Km. Prima di partire una sosta in un'albergo alla periferia di Bamako, la categoria è indefinibile ma si comincia a vedere, a rivedere le strade (!), le case(!) la gente(!) i negozi(!). Chi ci è già stato ricorda l'effetto della prima volta(incredulo) e quello di stavolta(meno incredulo e con più accettazione) e pensa già a quello che vedrà. Qualcuno con un pò di presunzione e preoccupazione si chiede se l'abitudine a certe situazioni non induca appunto ad abituarsi e accettarle così. E chi ci vive? Comincia a farsi strada la consapevolezza che bisogna uscire, guardare, vedere,istruirsi per non restare fissi nel proprio stato. Anche noi... leve toi et marche!
 La strada dalla capitale a Segou, capoluogo della regione in cui si trova la diocesi di SAN è molto migliorata, addirittura ci sono lunghi tratti senza buche e con la segnaletica orizzontale. Dicono che si sia di mezzo lo zampino dei cinesi. Molte terre d'Africa sono state acquistate da compagnie straniere, a volte sottocosto!
Sulla strada si vedono le immagini di vita, di commercio, di espedienti che è impossibile descrivere, bisogna esserci.
Sosta a Segou, pranzo presso un centro di formazione in cui vive e lavora la sorella di Padre Manuel che è stato molto presso di noi. Si prosegue per SAN, la strada e' più accidentata e si arriva la sera.
Si va dal ns amico Vescovo Jean Gabriel, ci si saluta, abbraccia e come al solito l'accoglienza è calorosa. Si viene incoraggiati a sentirsi a casa propria e alla fine della ns permanenza, prima di salutarci qualcuno ha espresso proprio la sensazione di essersi sentito a casa propria. Un'altra esortazione del vescovo: aprite gli occhi, aprite le orecchie, sentite e vedete con la testa e con il cuore. Vi è l'esortazione alla conoscenza reciproca, all'amicizia, al rispetto. Le altre cose seguono, anche la solidarietà.
Il giorno dopo comincia una lunga serie di visite che si sono svolte per tutta la settimana, con spostamenti sul ns pulmino con condizionamento ad aria arricchita di polvere; soste e visite in centri di formazione e istruzione, centri di sperimentazione  o sviluppo agricolo e di autosostentamento, all'orfanatrofio nonchè anche in 3 seminari.
Ovviamente una parte importante assume la visita al centro di maternità che le ns comunità stanno finanziando e che è in fase di ultimazione per la parte strutturale e impiantistica, l'incontro con i medici che vi andranno a operare e con il ns padre Manuel che coordina la caritas locale e i progetti da questa promossi  e i rapporti con le organizzazioni esterne.
Diventa lungo elencare i luoghi visti e difficile  trasmetterne le peculiarità, ma qualche impressione finale si può sinteticamente riportare.
Abbiamo visto progetti ambiziosi che si sono dovuti ridimensionare, risorse spese bene e altre meno, la consapevolezza che il cammino sarà lungo e che ci vuole molta tenacia e pazienza, le cose durature necessitano di tempo. Ad esempio nel centro agricolo di Zoura, dove si fa formazione agricola, Padre Manuel ci ha illustrato il metodo che lì si adotta per favorire la sufficienza alimentare.
E lì si è sentito che si vuole superare il modo "africano" di organizzare o non organizzare le risorse e il tempo.
Non affrontare le emergenze agricole e basta e attendere gli aiuti ma anticiparle, cercare il modo migliore di coltivare, le sementi adatte, verificare i risultati e adottare i metodi  che hanno dato quelli migliori, sfruttare e seminare gli orti dopo la stagione delle piogge, allevare gli animali in recinti e non allo stato brado ecc.. Loro stessi dicevano: in Africa spesso si fanno le cose a caso e non si cerca una maniera migliore.
Ma sappiamo bene che è difficile modificare la testa (anche per noi è così) e non basta pontificare e dire cosa fare. Tempo perso. Allora con tenacia e tempo, e con l'aiuto di chi viene al centro a formarsi, si realizzano queste piccole "rivoluzioni". La gente se vede che i risultati sono migliori e si ottengono risorse alimentari,  comincia a pensarci e fare.
E il metodo africano a caso (nel senso detto sopra non per altro) si cerca di superarlo con tutte le iniziative della Caritas coordinate dal Padre Manuel ma nel rispetto delle condizioni del luogo. Abbiamo visto gli uffici in cui si registrano e si tengono contabilità e documenti dei vari campi di intervento: emergenze alimentari, istruzione, formazione agricola e meccanica, cambiamenti climatici, contrasto alla desertificazione, soccorso agli sfollati ecc.. La comunità cristiana a SAN ha ottenuto un notevole rispetto e peso per le iniziative messe in campo, tanto che anche la definizione di liti, tramite una specie di giudice di pace, svolta dalla caritas viene accettata e auspicata da parte delle istituzioni locali come anche la definizione delle proprietà, tramite una formalizzazione di una specie di catasto scritto e non più orale.
A fianco della Caritas c'è la prefettura che è l'istituzione dello stato per eccellenza. Siamo stati accolti anche lì a conferma della stima che si è meritata la comunità cristiana. In città la stragrande maggioranza della popolazione è mussulmana. E`stato fatto un discorso dal prefetto improntato al reciproco rispetto e assolutamente scevro da qualsiasi problema di convivenza. Probabilmente il prefetto è mussulmano. Colpisce la differenza dei rapporti dove c'è la vera convivenza vissuta e le notizie di questi giorni sui fatti di Parigi o della Nigeria.
Quando si viaggia nelle distese della savana per raggiungere una delle nostre mete si vede la vita delle campagne che sembra immutabile nei giorni e negli anni, le mandrie di mucche o capre guardate da pastori, le donne o i bambini che cercano legna o acqua, le donne che pestano il miglio nei mortai. Sembra che il giorno e tutti i giorni debbano passare uguali per queste attività. Probabilmente per molti sarà così, ma si vedono anche scuole e parabole e telefonini.
Le scuole sono la base per lo sviluppo e di questo si sente che è una questione importante. Si ha l'impressione che chi può cerca di mandare a scuola i figli. L'istruzione è una delle principali attività in cui è impegnata la diocesi guidata dal Vescovo Jean Gabriel.
Parabole e telefonini anche dove non c' è energia elettrica sono positivi. Dove non ci sono possibilità di trasporti sono forse più importanti e le parabole o le antenne sono un mezzo affinchè si possa vedere un mondo diverso e, perchè no, avere anche informazioni da più fonti.
 Anche nei villaggi ci si vuole divertire, il giorno di capodanno i festeggiamenti sono come da noi e forse meglio. Il 1 gennaio in un villaggio (case di mattoni cotti al sole e tetti di paglia e lamiera) dei ragazzi stavano smontando l'impianto Hi Fi costituito da batterie di automobile caricate da pannelli solari con le quali alimentavano un lettore CD o la radio per sentire la musica.
Viene anche il giorno della visita al centro di maternità per il quale da un pò di tempo il ns gruppo rompe un pò le ns comunità per la raccolta fondi. La prima pietra è stata posata in maggio e adesso mancano ancora pavimenti, serramenti e impianti.  E`un progetto nato dalla richiesta locale e realizzato da imprese locali  secondo le esigenze lì studiate. Per ragioni igieniche avrà i vetri alle finestre (cosa rara in quei posti) e, necessariamente, l'impianto di climatizzazione. La struttura tiene conto della esigenza di ridurre l'irraggiamento solare sulle stanze con un'atrio di ingresso e corridoi sul perimetro con pareti con aperture  a vespaio per la circolazione d'aria. Il programma prevede le finiture concluse per gennaio, ragionevolmente si andrà a febbraio.
Le fotografie non rendono l'idea, ma possiamo dire che si tratta di un buon lavoro. Abbiamo poi incontrato i medici che attualmente lavorano in ambulatori ricavati, probabilmente, in locali recuperati. Ci hanno mostrato una presentazione in power point delle motivazioni del progetto dell'ospedale che utilizzeranno per incontrare varie istituzioni, interne e estere, per la raccolta dei finaziamenti. L' organizzazione mondiale della sanità prevederebbe come std la presenza di 32 operatori sanitari specializzati e 63 posti letto per un certo numero di abitanti mentre in Mali se ne contano solo 2 e 3 rispettivamente! Come anche sarebbe previsto un presidio ospedaliero ogni 250.000 abitanti; la provincia di SAN ha 800.000 abitanti e nessun ospedale. Potremmo aver sbagliato un pò i numeri ma la proporzione è quella.Si è parlato del sistema sanitario e di quello che vuol dire questo progetto per la popolazione della provincia che lo attende con impazienza.                                                                                                                 
Il centro maternità è il primo nucleo di un ospedale vero e proprio di cui ci hanno fornito i dati sui costi previsti. Da un lato è stato un colpo sentendo l'impegno finanziario necessario ma dall'altro ci si è resi conto, con una punta di orgoglio, che il centro maternità è considerato, oltre che prioritario come sequenza di attivazione, anche il segno concreto della realizzabilità e quindi fattore fondamentale per ottenere i finanziamenti. Si attiveranno le richieste presso le istituzioni ma anche presso le caritas tedesca e spagnola oltre che con una fondazione già attiva e collegata alla caritas di SAN.
Ovviamente anche la piccola maternità non funziona solo con la struttura ma servono attrezzature, medici, infermieri oltre che acqua e energia elettrica. Medici e infermieri ci sono, come anche la possibilità di portare acqua e energia elettrica e anche l'organizzazione per i materiali di consumo.
 La mattina successiva il medico ci ha portato il preventivo per le attrezzature del reparto. In fin dei conti è una cifra abbordabile. Vedremo, ma il passo è fatto e quindi... (Discutendo al ritorno, si viene a sapere che poi è il caso di pensare all'alloggio delle suore infermiere. In effetti, prima di un secondo blocco bisogna che funzioni il primo e l'alloggio per le infermiere, come la corrente e l'acqua servono per il primo e per gli altri blocchi).
Anche i medicinali che abbiamo portato sono stati valutati utili e adeguati. Il medico è venuto con un'altra persona che lavora a Segou. Nell'attesa di riunirsi, questa persona ha voluto chiedere se poteva fare una domanda indiscreta con un certo imbarazzo (bisogna tener conto anche della diversità di lingua). Ci ha chiesto perchè facevamo quello che facevamo (si riferiva al sostegno per l'ospedale); alcuni, là, si stupivano e nel sentimento di altri gli occidentali non sono visti come "gentils". Gentili va inteso in senso largo. Ognuno qui può dare la risposta che pensa buona per lui e molte possono essere le motivazioni. Non dirò qui quello che si è detto ma alla fine ci ha detto semplicemente grazie, ma era lo sguardo che esprimeva il suo animo. Sapeva che dare è in realtà ricevere.
E'arrivata alla fine la sera dei saluti, avremmo poi cominciato una lunga marcia(!) di avvicinamento per il volo di ritorno. Alla casa del vescovo, ci siamo scambiati dei doni reciproci e sono nate alcune considerazioni. Una amica del gruppo ha voluto presentare un lavoro fatto dai bambini a scuola in occasione del 25^ anniversario della firma della dichiarazione dei diritti dei bambini. I bambini della ns scuola avevano fatto il disegno di un grande albero cui un pò alla volta sono stati appesi i diritti che i ns bambini pensano fondamentali. Tutti i bambini del mondo dovrebbero avere gli stessi diritti. Fatto tutto il lavoro il vescovo ha fatto una battuta che però fa pensare. Non tutti i bambini hanno gli stessi diritti, esprimendo un paradosso, per voler far notare che ci sono diritti che noi diamo per scontati ma in alcune parti del mondo non è così: sul ns albero ad esempio nessuno aveva scritto il diritto all'acqua!
Prima di lasciarsi e chiedere la strada (qui non ci azzardiamo a dare spiegazioni), i rappresentanti dei gruppi oltre a esprimere il riconoscimento per la reciproca amicizia, hanno chiesto scusa per qualsiasi cosa potesse essere accaduta e gli altri hanno replicato sulla medesima lunghezza d'onda. E`un momento che dona serenità e leggerezza d'animo.
Dovremmo imparare anche noi questo modo africano.
Due giorni di viaggio dal sabato mattina per arrivare all'aeroporto di Bamako e salutare la Elisa che deve partire prima di noi per il Congo. Fermata a Segou per cena il sabato sera e pernottamento. Ripartenza la mattina dopo qualche imprevisto (forature degli pneumatici). Arrivo a Bamako dove la città sembra un formicaio.
Alla periferia ci fermiamo per il solito posto di blocco, proprio alla ns sinistra un campo di sfollati probabilmente dal nord dopo la guerra civile del 2012. Lungo le strade scene di miseria peggiore di quella delle campagne, nelle campagne si potrebbe chiamare povertà, qui è miseria. Si nota un grande cartellone pubblicitario dove insieme alla ragazza si vedono un lavandino tipo Ideal Standard super lucido. A noi, dopo 8 giorni, sembra un miraggio, per quelli per strada ....
Facciamo il solito blitz all'artigianato per comprare degli oggetti da portare a casa. Ci sono anche cose belle. E'indescrivibile il caos. E'una filosofia il modo di vendere e comprare senza prezzi definiti. Alla fine, dopo lo spaesamento iniziale,  è forse bello gustarsi il modo di trattare con i commercianti senza farsi tanti problemi se abbiamo fatto un'affare o se abbiamo preso una fregatura. Dobbiamo però fare in fretta, l'aereo della Elisa non aspetta.
E'presto per noi, ci accompagnano al seminario maggiore di Bamako dove passiamo una piacevole serata, ci offrono la cena, una messa nella cappella del seminario e, dopo, i vespri con i seminaristi che sono rientrati proprio in giornata per la ripresa delle lezioni dopo le vacanze di Natale. Si parla un pò per aspettare la lunga notte in aeroporto, c'è tempo anche per una birra o una bibita in un locale.
Solita trafila per l'imbarco e comincia il ritorno.
Si arriva a Malpensa e poi ritorno a casa per la solita vita immutabile nei giorni e negli anni... o forse no ...?
Marco, Nicoletta, Oriana, Walter, Luciana, Samuele, Andrea,  Annalisa, Rosanna, Antonietta, Maurizio, Cinzia, Donato, Don Duilio, Elisa.
Jean Gabriel, Manuel,Oscar, Florent, Alexandre, Chantal, Natalie, Paul, Alexandre, Patrice...