Come giudica l’evoluzione attuale della situazione
del suo paese ?
Di un’estrema gravità , ma non disperata. C’è da
una parte la disinformazione che non contribuisce per niente alla pace, e
dall’altra l’attitudine di certi dirigenti africani che sembrano aver fatto la
scelta della guerra nel nostro paese dall’inizio di questa crisi detta maliana.
La disinformazione consiste nell’occultare lo
scacco del modello economico messo in opera e quello del sistema politico che
sostituisce la democrazia. Il falso diagnostico che ne deriva spinge la
comunità internazionale a prendere delle decisioni che giudico erronee ed
ingiuste.
Questa crisi, non lo si dirà mai abbastanza, è
prima di tutto una delle conseguenze drammatiche dell’intervento della NATO in
Libia. Comprendo i miei concittadini che, traumatizzati dalla violenza
dell’invasione e dell’occupazione dei 2/3 del nostro territorio e attoniti per
la sconfitta del nostro esercito contro il Movimento Nazionale di Liberazione
dell’Azawad (MNLA) e i suoi alleati islamisti, credono che l’intervento di
forze militari esterne sia una soluzione rapida, efficace e radicale. Niente è
meno certo.
Basta guardare dalle parti dell’Afghanistan,
dell’Iraq, della Costa d’Avorio e della Libia per rendersi conto che la guerra
non è la soluzione. Morti, violenze, feriti, sfollati, rifugiati, ecosistemi
saccheggiati e distruzione di infrastrutture, spesso acquisite al prezzo del
pesante fardello del debito estero, sono conseguenze che nessuno dovrebbe
banalizzare e a più forte ragione ignorare.