sabato 8 giugno 2013

MILITARI VERSO KIDAL, "TEMIAMO IL PEGGIO"


MALI, 5 GIUGNO 2013

“I miei amici e colleghi rimasti lì sono rinchiusi dentro casa dallo scorso fine settimana. Ora temono il peggio con il prossimo arrivo dei soldati. A Bamako tutti i maliani sono impazienti di vedere l’esercito riprendere il controllo di Kidal per consentire al paese di ritrovare la sua integrità territoriale, ma temono repressioni e vendette incrociate”: lo dicono alla MISNA fonti della società civile originarie di Kidal, stabilite nella capitale dall’inizio del conflitto nelle regioni settentrionali, nel gennaio 2012. Il capoluogo nord-orientale, solitamente abitato da circa 60.000 persone, si è svuotato negli ultimi mesi dopo che la ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) ne ha preso il controllo assieme ad altri gruppi armati islamici.
L’intervento militare franco-africano, a partire dello scorso gennaio, non ha ancora consentito di liberare Kidal, ancora oggi sotto il dominio dell’Mnla e di altri movimenti armati che si oppongono al ritorno dell’esercito e dell’amministrazione centrale. “E’ difficile dire quanti abitanti siano rimasti in città, dove anche il mercato è quasi chiuso e la vita funziona a rilento. Chi ha deciso di restare – aggiungono le fonti locali – è membro delle comunità autoctone; non aveva un altro posto dove andare o non voleva lasciare la propria terra. Sappiamo che vivono in condizioni difficili, con pochi servizi e infrastrutture. Non chiediamo altro che poter ritornare lì per cominciare a ricostruire il capoluogo”.
“Lanciamo un appello affinché le truppe che entreranno a Kidal non commettano una repressione cieca” insistono le fonti della MISNA, sottolineando che “i tuareg sono maliani a tutti gli effetti” e che “l’Mnla rappresenta solo una piccola parte della comunità”.
Le Forze armate maliane, che si trovano ad Anefis, località situata circa a metà strada tra un’ansa del fiume Niger e Kidal, sono in marcia verso il capoluogo per riprendere il controllo della roccaforte dell’Mnla. La decisione è stata presa dopo che nel fine settimana la ribellione ha espulso la popolazione nera, in quello che il governo di Bamako ha definito una “epurazione razziale”. Per il ministro degli Esteri Tiéman Coulibaly, “dopo essere stato complice di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), l’Mnla ha mostrato il suo vero volto: razzista e segregazionista”. Una situazione che, secondo il capo della diplomazia maliana, “rende necessario il dispiegamento dell’esercito”. A Kidal l’Mnla avrebbe anche arrestato un centinaio di persone sospettate di essere “spie al soldo del governo centrale”.
La ribellione tuareg ha già messo in guardia la autorità maliane: “Se dovessimo essere attaccati, andremo fino in fondo alla nostra lotta e interromperemo ogni negoziato” ha dichiarato Mahamadou Djeri Maiga, vicepresidente dell’Mnla. A Kidal sono dispiegate truppe francesi e dei paesi dell’Africa occidentale, il cui ruolo al momento è guardato con sospetto da diversi settori della società maliana. “Se il Mali vuole prendere Kidal con la forza, chiediamo alle forze straniere di rimanere neutrali. Saremo noi a vedercela con l’esercito maliano” ha precisato il capo ribelle.
Ieri un consiglio straordinario dei ministri ha prorogato lo stato di emergenza fino al 5 luglio, quando si aprirà la campagna elettorale per il voto in agenda per il 28 luglio. Le manifestazioni previste a Bamako sono state tutte cancellate. “Nonostante la liberazione di quasi tutte le località occupate, rimangono zone di insicurezza e diverse minacce continuano a ipotecare l’ordine pubblico e il ritorno definitivo della pace sociale” si legge nel comunicato diffuso dall’esecutivo.

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