mercoledì 18 settembre 2013

DOPO IL GIURAMENTO, GLI IMPEGNI DEL PRESIDENTE KEITA


Misna, settembre 5, 2013 - 8:56  MALI  

“Nessuno sarà al di sopra della legge: verrà applicata allo stesso modo per tutti. Voglio porre fine all’impunità che ha devastato le istituzioni politiche e giudiziarie del nostro Stato”: è questo il primo impegno preso da Ibrahim Boubacar Keïta (anche detto ‘Ibk’) nel discorso pronunciato dopo aver prestato giuramento come nuovo presidente del Mali per i prossimi cinque anni. ‘Ibk’, eletto al ballottaggio dello scorso 11 agosto con il 77,6% dei consensi, ha subito fatto riferimento alle recenti alluvioni che hanno causato vittime e ingenti danni a Bamako, promettendo di “identificare le varie responsabilità all’origine di questa recente tragedia”. Il neo presidente ha ribadito il suo impegno a favore della lotta alla corruzione e per una gestione più responsabile e accurata dei fondi pubblici.Ma per ‘Ibk’ l’altra sfida “priorità e pressante” riguarda la riconciliazione e l’unità nazionale. “Non mi dimenticherò mai che mi avete assegnato quest’incarico per prendere cura di tutti gli aspetti della vita della nostra nazione (…) Voglio riconciliare i cuori e le menti, ristabilire una vera fratellanza fra di noi in modo che tutti possano partecipare in modo armonioso alla sinfonia nazionale” ha detto Keïta. Secondo il capo dello Stato, “servono azioni adeguate per trovare soluzioni solide in grado di portare a una pace durevole e di farci uscire in modo definitivo dalle crisi cicliche nel nord del paese”. Per 18 mesi, in piena transizione politica sotto la guida di Dioncounda Traoré, Bamako ha combattuto un conflitto armato con la ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) e gruppi armati islamici. Se le vaste regioni desertiche settentrionali sono state liberate, anche grazie all’intervento di truppe francesi e africane, oggi ancora la situazione rimane instabile.Per l’organizzazione Human Rights Watch,  il Mali si trova a “un crocevia” e tocca a Keïta “risolvere una volta per tutte corruzione, impunità, indisciplina nelle forze di sicurezza” ma anche “porre fine alle tensioni etniche e alla povertà diffusa: tutte dinamiche che hanno portato il paese sull’orlo del crollo totale”.

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