sabato 26 settembre 2015

SVILUPPO SOSTENIBILE, SFIDA AFRICANA

“Non vogliamo traguardi fasulli che festeggino il Pil e ignorino le realtà drammatiche dell’emigrazione; come africani e cittadini del mondo, vogliamo uno sviluppo umano integrale, che non si limiti a uno stipendio o a un po’ di soldi in tasca”: padre Aniedi Okure, direttore della rete Africa Faith and Justice Network (Afjn), parla con la MISNA mentre l’Assemblea generale dell’Onu si prepara ad approvare 17 nuovi Obiettivi "sostenibili" da raggiungere entro il 2030.
Originario della Nigeria, animatore di un’associazione che si batte per relazioni internazionali responsabili, in particolare nei confronti dell’Africa, padre Aniedi pone anzitutto un problema di metodologia. “Gli Obiettivi di sviluppo del millennio che dovevano essere raggiunti entro quest’anno – sottolinea – sono stati viziati da sistemi di misurazione troppo condizionati dalle statistiche ufficiali e dunque fuorvianti: per capirci, se il prezzo del petrolio aumenta e con esso cresce pure il Pil non è detto che i contadini nigeriani stiano meglio di prima!”.
Secondo uno studio presentato dall’Onu nel luglio scorso, tra il 2000 e il 2015 il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema (con meno dell’equivalente di un dollaro e 25 centesimi al giorno) è diminuito da un miliardo e 900 milioni a 836 milioni. Nello stesso arco di tempo si sarebbero ridotti del 40% i contagi da hiv e si sarebbero dimezzati i decessi provocati dalla malaria. Ma questi dati, soprattutto se rielaborazioni di statistiche governative e se riferiti all’Africa, sarebbero solo parzialmente attendibili. Che si tratti di lotta alla povertà, istruzione, acqua, fognature, energia, giustizia o lavoro per tutti, gli impegni al centro della nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030. “In Africa petrolio e minerali arricchiscono solo le élites – denuncia padre Aniedi – mentre le multinazionali rubano le terre ai contadini e realizzano profitti puntando su colture come l’olio di palma, destinate unicamente all’esportazione”.
Al Palazzo di Vetro i rappresentanti di 193 paesi dovrebbero approvare 17 nuovi obiettivi, a loro volta suddivisi in 169 traguardi specifici. Impegni necessari, che si tratti di combattere la povertà, le disuguaglianze o i cambiamenti climatici. Ma che, sottolinea padre Aniedi, non potranno essere verificati solo scorrendo le statistiche ufficiali: “Sarà fondamentale vedere cosa accade nelle comunità locali e negli angoli d’Africa che i dati sul Pil hanno finora irrimediabilmente nascosto; perché sviluppo non può voler dire urbanizzazione forzata ma possibilità anche per chi vive nelle aree rurali di preservare stile di vita e dignità, senza dover partire”.

www.misna.org

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