martedì 18 settembre 2012

CARESTIA NEL SAHEL, ARRIVA UNA BUONA NOTIZIA


In piena carestia e caro cibo una notizia positiva arriva dal Comitato permanente di lotta alla siccità nel Sahel (Cilss): i prossimi raccolti di cereali segneranno tra un + 5 e + 17% rispetto alla produzione dell’anno scorso. In base alle ‘Prospettive di raccolti della campagna agricola 2012-2013’ i paesi dell’Africa occidentale riusciranno a produrre tra 57 e 64 milioni di tonnellate tra grano, granturco, riso e miglio.L’organismo regionale confermerà le anticipazioni appena inizieranno i primi raccolti ad ottobre. Secondo il Cilss rischiano, però, di influire negativamente l’andamento del settore agricolo le perdite causate delle recenti inondazioni in diverse regioni dell’area ma anche la minaccia delle cavallette che incombe e il rischio che la stagione umida finisca in anticipo, com’è accaduto nel 2011. Segneranno probabilmente un deficit produttivo le zone di Matam (Senegal), Mopti (Mali), Tillabéri, Dosso e Tahoua in Niger, l’est del Burkina Faso, il nord-ovest della Nigeria e alcune regioni del sud-est della Mauritania.



“Attualmente il livello di approvvigionamento dei mercati è buono ma i prezzi rimangono alti anche se potranno registrare diminuzioni durante la prossima campagna agricola” hanno aggiunto gli esperti del Cilss, sottolineando, però, che “continuerà a pesare negativamente sull’andamento dei prezzi l’aumento dei prezzi internazionali del grano e granturco” importati da diversi paesi del Sahel.Dall’inizio dell’anno governi, Onu e organismi umanitari hanno lanciato l’allarme per una crisi alimentare che in tutto colpisce fino a 18 milioni di persone, di cui tre milioni di bambini in Ciad, Niger, Mali, Mauritania, Gambia e Burkina Faso. L’attuale carestia è dovuta al calo dei raccolti della stagione agricola, registrato tra settembre e novembre 2011, e alla carenza di riserve che stanno anche provocando un rincaro dei prezzi. Dal 2005 è la terza volta che la fascia di paesi a Sud del Sahara è chiamata a confrontarsi con una crisi alimentare, “la più grave, perché la gente non ha fatto in tempo a risollevarsi dai due precedenti shock causati dalla siccità e da scarsi raccolti” ha dichiarato David Gressly, coordinatore degli Affari umanitari dell’Onu nel Sahel.

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